S. Antonio di Savena

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    Parrocchia di S. Antonio di Savena (Vicariato di Bologna Nord)
    Parrocco: Don Mario Zacchini
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  • Dove siamo

    Via G. Massarenti 59
    40138 Bologna (BO)
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  • Orari

    Orari delle Sante Messe
    Festiva: Ore 10.00 - 10.15(*) – 11.30 – 18.30
    Prefestiva: Ore 18.30
    Feriale: Ore 8.00 tutti i giorni tranne il sabato
    (*) Presso l’Istituto S.Anna ore 10.15 (solo per residenti)
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    Telefono: 051 342101
    Email: parrocchia@santantoniodisavena.it
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    3

    novembre
    2011

    Manaus, 18.10.2011

    Carissimi tutti,
    Mi sono accorto che siamo giá nella seconda metá di ottobre e non posso lasciar passare il mese missionário senza inviare almeno poche righe.
    Dico súbito che sto bene, anche se costernato, a sapere che proprio ieri (17 ottobre), un altro missionário del pime é stato ucciso nelle Filippine. Hanno sparato al padre Fausto quando usciva di chiesa dopo la messa. Due anni fa qui a Manaus spararono a padre Ruggero, fidei donum di Padova. Nove anni fa spararono a padre Lintner, trentino, in Salvador Bahia. Senza poter scordare gli spari che sacrifícarono la vita di padre Daniele Badiali in Peru…. Il sangue di molti irriga e feconda la terra di missione, e il chicco di grano che muore dá frutto a tempo opportuno.
    Parlando invece del mio tempo, posso riferire che ho passato da marzo a inizio di agosto nel sud del brasile, stato di santa Catarina, diocesi di Blumenau (il vescovo é del Pime), terra di molti discendenti di emigrati tedeschi e italiani. Scopo della mia presenza: aiutare per un limitato período il sacerdote diocesano brasiliano con cognome tedesco (krüger), parroco di comunitá rurale e fondatore della casa diocesana di recupero per tossicodipendenti e alcolizzati. Il bravo, coraggioso e sofferente sacerdote, in attesa di risolvere un doloroso problema alla colonna vertebrale com um delicato intervento chirurgico, aveva bisogno di uma mano in comunitá e in parrocchia. In mancanza di altri, mi sono concesso uma “vacanza” dall’amazzonia e ho abitato nella piccola e isolata comunitá agrícola maschile di recupero insieme al parroco e agli ospiti: condividendo, imparando e aiutando. Ho cosí potuto conoscere piu da vicino la problemática e spesso drammatica vita di chi affonda nel vizio, il lento e árduo processo di ricostruzione e recupero di personalitá gia “morte”, attraverso una proposta di vita profondamente spirituale in dodici passi al 100 per 100 evangelici; una disciplina comunitária rigorosa che educa al domínio di sé e alla sobrietá, e molto lavoro manuale (agricolo e artigianale), per disintossicare dalla pigrizia e cattivi pensieri e errate decisioni.
    Il trattamento proposto dura nove mesi (é un tempo di gestazione per far nascere una vita nuova). Tutto in autogestione, anche il mangiare e le pulizie. Il mio contributo manuale piu relevante é stato nell’orto, aiutando a organizzare, pulire e lavorare un terreno abbandonato da tempo e che per questo diventa símbolo della vita di molti. Prodotti e frutti la terra ne há dati, specialmente insalata, com la participazione speciale e profícua di semente italiana inviatami dalla mia famiglia. Ma quando freddo e pioggia sono arrivati… la saudade della calda amazzonia si é fatta sentire.
    In questo intermezzo sudista ho dunque conosciuto e apprezzato una pastorale promossa dai vescovi brasiliani: la pastorale della “sobrietá”, che applica una sperimentata metodologia. Questa pastorale si deve organizzare a livello diocesano e parrocchiale in gruppi di ascolto e di aiuto (di ordine materiale, psicológico e spirituale) a chi é invischiato nella droga e nell’alcool (moltissimi) e ai famigliari che stanno caricando la croce própria e del figlio.
    In Blumenau c’é anche il centro di ascolto diocesano che valuta e incammina le richieste di aiuto e di internamento nella comunitá di recupero. La comunitá, chiamata “casa della Resurrezione” é gratuita (grazie a volontari e benefattori). ma esigente nell’impegno sincero (qualitá umane che droga e álcool cancellano) perseverante e umile. Ho visto diversi giovani e adulti “mollare” perché perdono di vista il primo passo: “ammetto che ho bisogno di aiuto e mi faccio aiutare, affidandomi incondizionatamente”.
    La convivenza é stata molto buona e anche fraterna, visto il ridotto numero di persone (circa dodici). Solo macchiata da un episodio giallo tuttora senza soluzione. Un bel giorno, il mio notebook e camera fotografica digitale, custoditi in una borsa nella camera in cui mi ospitava, han preso il volo. Spariti per sempre, insieme a molto materiale e indirizzi. Escludendo un ladro di fuori (la comunitá é molto isolata), la comunitá ospita un suo giuda iscariota, che anche se terminerá o ha terminato il trattamento, purtroppo non guarirá.
    In questo tempo ho anche aiutato nelle celebrazioni della parrocchia , costituita da otto comunitá rurali, in parte situate in un’area vicino al fiume itajai , vocata alla cotivazione del riso e esposta a alluvioni. Altre piccole comunitá sono sparpagliate sul monte del bau, soggetto a smottamenti e frane, quando piove molto. Nel 2008, anno di piogge eccezionali e di inondazione disastrosa, il bau si é divorato alcune famiglie, mai piu ritrovate. Quest’anno (settembre) mentre ero giá in amazzonia, gli allagamenti hanno colpito la cittá di Blumenau e la valle dell’Itajai . E anche il “mio” orto é finito temporaneamente sott’acqua, ma ora potrá risorgere, piu fertile che mai.
    Ho incontrato dunque un Brasile differente, con molto sangue tedesco e italiano. Discendenti di emigrati trentini, gente accogliente, umile e laboriosa, che conservano ancora arcaici dialetti e parole famigliari: il nonno, avô in portoghese, lí é chiamato “nono” e la polenta é piatto tradizionale e vocabolo a tutti gli effetti. Ho aspirato molto chimarrão, di tradizione gaúcha (tisana con cannuccia) e piatti tipici. Nell’ambiente agricolo il lavoro ecclesiale di formazione e conscentizzazione é ancora molto grande e urgente. In questo caso “sud brasile” non esprime maggior sviluppo.
    In agosto ho ripreso la strada per l’Amazzonia, portando nel cuore e nella mente il prezioso patrimonio spirituale e umano appena acquisito. Destino: Manaus. Il giorno che sono partito faceva freddo (pullover e giacca) e molta pioggia. L’aeroporto di Navegantes há chiuso due volte e quasi avevo perso la speranza di poter viaggiare.
    Il caldo soffocante e il traffico della grande Manaus e le comunitá delle strade e dei fiumi dell’interno stavano aspettando…. ma di questo riferiró alla prossima lettera …. se Deus quiser!
    Salutoni missionari!

    Don Alberto Mazzanti


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